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al testo di Andrea Palermo
Il cullar dell’infante
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Culla, culla l'infante assonnato sotto quell'olmo. tra le spighe di un prato, veglia i suoi fragili sogni sorretti dallo sbatter d'ali di un volo di cigni, di questa ninna nanna non rimarrà che un vago ricordo degli occhi di mamma. In quel silenzio sottile accarezzato dolcemente dal bisbigliar di parole per chi ancor non si desta allo sguardo di un mondo che di se si rattrista. Dormi mio piccolo figlio, nell'innocente vegliare che svegliar io non voglio, per quel sonno che é puro come il sentimento che limpido creo il tuo respiro, che rimase celato dalle nebbie blasfeme in cui si nascose il peccato. Dimentica che domani sarai suddito del tempo che non lo ammetterà mai, e illudi il vago passato che è bramoso d'avere ciò che avrai vissuto, perchè esso sarà sovrano mentre scriverà il tuo complice destino. Continua a sonnecchiare ancora tra le braccia mie mentre l'amor ti sfiora. Andrea Palermo ©
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